Indagine presso i giovani e le aziende su incarico della Segretaria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione SEFRI
Obiettivi e metodologia dello studio
L’obiettivo del barometro della transizione è rilevare le scelte formative compiute dai giovani al termine della scuola dell’obbligo e valutare la situazione relativa al mercato svizzero dei posti di tirocinio. A tal fine, ogni anno viene svolto un sondaggio online in tre lingue articolato in due fasi (marzo/aprile e agosto) fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni (14-16 anni per il Ticino) e le aziende con almeno due dipendenti (archivio barometro della transizione).
Nel 2023, i campioni di entrambi i gruppi target sono stati ottimizzati: ad essere intervistati sono ora giovani tra i 15 e i 17 anni e non più tra i 14 e i 16 anni, così da coinvolgere un numero maggiore di ragazze e ragazzi all’ultimo anno della scolarità obbligatoria. Ora si sa fin dall’inizio quali aziende fanno formazione e quali no. La percentuale di aziende che offrono formazione è stata deliberatamente aumentata nel campione.
La presente sintesi riflette i risultati principali della seconda fase di rilevamento di quest’anno (agosto 2023).
I valori assoluti indicati nello studio sono frutto di stime. Sulla base dei risultati dei campioni, si sono cioè stimati i valori corrispondenti alla popolazione statistica. La sintesi relativa al rilevamento di aprile può essere consultata qui: Cockpit aprile 2023.
I risultati della seconda tornata del 2023 si basano su un sondaggio rappresentativo condotto su 2’071 giovani e 3’835 aziende di tutta la Svizzera. Per i dettagli sulla metodologia rimandiamo alla scheda tecnica.
La versione integrale del rapporto di ricerca sarà pubblicata all’inizio di dicembre 2023.
Degli 86’082 giovani che hanno terminato la scuola dell’obbligo nell’estate 2023, il 46 per cento ha iniziato una formazione professionale di base, mentre il 36 per cento ha scelto una formazione generale. Il 18 per cento ha dovuto o voluto ripiegare su una soluzione transitoria: il 9 per cento ha optato per una formazione transitoria, la stessa quota per un anno intermedio.
Nel 2023 si registra un aumento del numero di giovani che si prendono un anno intermedio. Diminuiscono invece quelli che scelgono il percorso formativo generale (2018: 33%, 2019: 37%, 2020: 41%, 2021: 40%, 2022: 42%, 2023: 36%). La percentuale di giovani che iniziano una formazione professionale di base è stabile. Resta costante anche la quota di coloro che optano per una formazione transitoria.
È importante sottolineare che questi numeri rappresentano solo una parte della domanda di posti di tirocinio, ovvero quella dei ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni che hanno concluso la scuola dell’obbligo.
Il 53 per cento delle aziende intervistate forma apprendisti. Il 93 per cento dei posti di tirocinio assegnati nel 2023 è costituito da formazioni professionali di base che portano al conseguimento di un attestato federale di capacità (AFC), mentre il restante 7 per cento è costituito da formazioni professionali di base con certificato federale di formazione pratica (CFP).
Rispetto al 2022, la maggior parte delle aziende che formano apprendisti ha mantenuto costante la propria offerta di posti di tirocinio (74%). L’11 per cento delle aziende offre più posti rispetto all’anno precedente, l’8 per cento ne offre di meno.
Tra i motivi più frequenti per i posti di tirocinio vacanti, le aziende indicano l’assenza di candidature o l’inadeguatezza delle candidature pervenute.
Entro agosto 2023 l’84 per cento dei posti di tirocinio disponibili era stato occupato. Questa quota, prossima a quella degli anni precedenti, dimostra che nel complesso l’assegnazione dei posti nell’estate 2023 si è svolta regolarmente; si tratta tuttavia della percentuale più bassa finora registrata (2018: 86%, 2019: 88%, 2020: 90%, 2021: 88%, 2022: 86%, 2023: 84%). Nel 2023 si delinea per la prima volta un leggero squilibrio tra domanda e offerta: a fronte di un’offerta costantemente elevata di posti di tirocinio, per la prima volta le aziende hanno addotto l’assenza di candidature come motivo più frequente dei posti vacanti. L’offerta era quindi superiore alla domanda. D’altra parte, diminuisce leggermente la quota di giovani che dichiarano di aver ottenuto il tirocinio dei loro sogni. Sul fronte della domanda, più giovani hanno fatto quindi dei compromessi nella scelta della futura professione.
Tuttavia, al momento non è possibile valutare in maniera esaustiva la situazione sul mercato svizzero dei posti di tirocinio, perché il barometro della transizione non tiene conto dei candidati di età superiore ai 17 anni, entrati nel mercato più tardi rispetto ai giovani intervistati in questo contesto. Secondo i dati forniti dalle aziende, le persone con più di 16 anni che hanno iniziato una formazione professionale di base nel 2023 sono il 43 per cento: una quota considerevole.
Soddisfazione generale dei giovani alla transizione I
Sempre più giovani alla transizione I guardano al futuro con sentimenti contrastanti. Una maggioranza (53 per cento) continua a dichiararsi fiduciosa per quanto riguarda il proprio futuro personale, ma si tratta della quota più bassa degli ultimi quattro anni.
Il futuro della società nel suo complesso viene valutato in modo complessivamente più cauto e anche qui nel 2023 si registrano voti leggermente meno ottimistici.
Il grado di soddisfazione dei giovani intervistati in merito alla propria situazione formativa rimane elevato anche nel 2023. Rispetto all’anno precedente, tuttavia, questi valori sono leggermente diminuiti. Su una scala da 0 a 10 vengono rilevati valori medi di 7.5 per la soddisfazione riguardo alla situazione formativa al termine della scuola dell’obbligo (2018: 7.0, 2019: 7.8, 2020: 7.9, 2021: 7.6, 2022: 7.8) e 7.3 per la soddisfazione generale in merito alla propria vita (2018: 6.9, 2019: 7.5, 2020: 7.6, 2021: 7.4, 2022: 7.4). Rispetto all’anno precedente, il valore di soddisfazione per la situazione formativa ha subito un calo maggiore (-0.3) rispetto a quello per la propria vita in generale (-0.1). Non si raggiunge tuttavia il record negativo del 2018.
Anche nel 2023 la stragrande maggioranza dichiara di aver scelto liberamente il proprio percorso formativo (90% abbastanza o completamente d’accordo).
Analogamente, la maggior parte dei giovani non vede l’ora di iniziare la formazione (87%); nel 2023 entrambi i valori sono però leggermente scesi (-3 punti percentuali ciascuno). Inoltre, un numero di giovani più elevato che in tutti gli anni precedenti dichiara di avere avuto difficoltà nella scelta del percorso formativo (38%, +2 punti percentuali), di aver optato per una soluzione transitoria (31%, +5 punti percentuali) o che la scelta compiuta rappresenta un compromesso (22%, +7 punti percentuali). Tuttavia, una stabile maggioranza dichiara di aver trovato il percorso formativo dei propri sogni o una soluzione ideale (77%, -2 punti percentuali).
Dal punto di vista dei giovani, quindi, anche nel 2023 la situazione alla transizione I può essere considerata complessivamente soddisfacente, anche se la formazione scelta viene descritta più spesso come un compromesso o una soluzione transitoria rispetto agli anni precedenti.
Scelta formativa dopo la scuola dell’obbligo
Nell’estate 2023 l’82 per cento dei giovani ha iniziato la formazione che aveva indicato come preferita nel sondaggio di aprile. Tale valore è in leggera diminuzione nel breve periodo, ma non in misura preoccupante (2018: 81%, 2019: 86%, 2020: 84%, 2021: 82%, 2022: 85%, 2023: 82%). Il 7 per cento ha ripiegato sulla seconda priorità (2018: 6%, 2019: 5%, 2020: 7%, 2021: 8%, 2022: 5%) e uno stabile 11 per cento segue una formazione diversa da quella di prima o seconda scelta (2018: 13%, 2019: 9%, 2020: 9%, 2021: 11%, 2022: 10%, 2023: 11%).
La formazione professionale di base, di tipo duale (36’037/42%) o sotto forma di percorso scolastico (3’741/4%), rimane l’opzione più frequente al termine della scuola dell’obbligo. Ciò vale in particolare per gli uomini (53%, donne: 39%), mentre le donne scelgono più spesso un percorso formativo generale (41%, uomini: 31%). Nel 2023 la differenza di genere è un po’ meno accentuata rispetto agli anni precedenti.
Complessivamente, il 36 per cento dei giovani di età compresa tra i 14 e i 17 anni opta per un liceo o una scuola specializzata. Questa scelta è particolarmente diffusa nella Svizzera italiana e francese (DCH: 25%, FCH/ICH: 55%).
Rispetto agli anni precedenti, il numero di giovani che dopo la scuola dell’obbligo scelgono una formazione transitoria si mantiene pressoché stabile (7’416/9%), con una proporzione equilibrata tra i sessi (uomini: 9%, donne: 8%). In netto aumento invece la quota di chi si prende un anno intermedio (viaggi, soggiorni linguistici, lavoro domestico ecc.), che rappresenta il 9 per cento del totale (+6 punti percentuali); le donne continuano a scegliere questa opzione più spesso degli uomini (uomini: 8%, donne: 11%).
Nel 2023, per la seconda volta consecutiva, si inverte la tendenza verso il percorso formativo generale che era stata osservata nei primi anni della serie di rilevamenti. La percentuale di giovani che intraprendono un percorso di formazione generale è in calo, soprattutto tra le donne.
Formazione professionale di base
La categoria «formazione professionale di base» (39’778) comprende sia i giovani che iniziano un percorso di tipo duale (36’037/91%) sia quelli che scelgono una formazione professionale di base di tipo scolastico (3’741/9%). Questi ultimi rimangono nettamente in minoranza, anche se nel 2023 il rapporto si è di nuovo spostato leggermente a favore del percorso scolastico (+2 punti percentuali).
Oltre la metà degli interessati menziona come motivo principale per tale scelta il fatto di ritenere il percorso scolastico più consono alle proprie inclinazioni (2018: 52%, 2019: 55%, 2020: 50%, 2021: 51%, 2022: 53%, 2023: 59%). Il secondo motivo più citato rimane anche quest’anno l’impossibilità di trovare un posto di tirocinio adatto (2018: 30%, 2019: 22%, 2020: 8%, 2021: 11%, 2022: 22%, 2023: 21%).
La maggior parte dei giovani intraprende un tirocinio di tre o quattro anni (62% risp. 33%) che termina con il conseguimento dell’attestato federale di capacità (AFC). Le formazioni professionali di base con certificato federale di formazione pratica (CFP) si attestano al 5 per cento e rimangono un’eccezione (2018: 3%, 2019: 2%, 2020: 2%, 2021: 5%, 2022: 2%, 2023. 5%).
Il 23 per cento dei giovani che hanno iniziato una formazione professionale di base nel 2023 intende conseguire parallelamente anche la maturità professionale. Rispetto al 2019 e al 2020 la loro quota è leggermente diminuita. Rimane tuttavia elevata rispetto ai primi due anni di rilevazione (2018: 21%, 2019: 20%, 2020: 30%, 2021: 31%, 2022: 26%, 2023: 23%).
Attualmente il 63 per cento non ha intenzione di conseguire la maturità professionale. Una percentuale relativamente alta, pari al 13 per cento, è però ancora incerta a questo proposito (2018: 10%, 2019: 13%, 2020: 13%, 2021: 15%, 2022: 14%, 2023: 13% non sa / non risponde).
Chi sceglie questo percorso lo fa soprattutto per avere migliori opportunità di carriera (51%) oppure perché ha intenzione di proseguire gli studi (32%). Chi prende la decisione opposta lo fa soprattutto perché vuole ottenere la maturità professionale dopo la formazione professionale di base (28%), perché non è interessato a conseguirla (24%) o perché teme uno stress eccessivo (19%).
L’88 per cento dei giovani che hanno iniziato una formazione professionale di base nel 2023 dichiara che la professione che stanno imparando è quella desiderata. Si tratta di una cifra leggermente inferiore rispetto agli anni precedenti della serie di rilevamenti (2018: 91%, 2019: 92%, 2020: 93%, 2021: 92%, 2022: 91%, 2023: 88%).
Le 10 professioni più gettonate nel 2023 sono illustrate nel grafico qui sotto. Non bisogna dimenticare che da un anno all’altro vi possono essere forti oscillazioni, in quanto per ogni professione le dimensioni del campione sono piuttosto ridotte e il margine di errore è molto ampio. Nel 2023 entrano di nuovo nella top ten le formazioni professionali di base per installatore elettricista, impiegato in logistica e assistente di farmacia, che sorpassano le formazioni professionali di base per falegname, cuoco e assistente di studio medico.
Tra i giovani che hanno iniziato una formazione professionale di base nel 2023 gli uomini (21’319/59%) sono più numerosi delle donne (14’718/41%). Questa proporzione tra i sessi si dimostra relativamente stabile nel tempo.
Inoltre, nel 2023 si confermano differenze significative per quanto riguarda le professioni preferite dai sessi.
Solo la formazione professionale di base come impiegata/impiegato di commercio rientra nella top ten di entrambi i sessi. Per il resto, le preferenze di ragazze e ragazzi in tema di formazione professionale di base non presentano sovrapposizioni.
Le prime scelgono soprattutto le professioni del settore sanitario e sociale, mentre i loro coetanei si orientano prevalentemente verso quelle tecniche e artigianali.
Impiegata di commercio
Operatrice sociosanitaria
Impiegata del commercio al dettaglio
Assistente di farmacia
Operatrice socioassistenziale
Disegnatrice
Assistente di studio medico
Assistente di studio veterinario
Operatrice per la promozione dell’attività fisica e della salute
Fiorista
Impiegato di commercio
Informatico
Carpentiere
Installatore elettricista
Polimeccanico
Impiegato in logistica
Meccanico di manutenzione per automobili
Operatore in automazione
Falegname
Metalcostruttore
I giovani che hanno iniziato una formazione professionale di base nel 2023 hanno presentato in media 9.7 candidature, una percentuale leggermente superiore rispetto alla media degli ultimi sei anni (2018: 8.2, 2019: 10.3, 2020: 7.1, 2021: 9.4, 2022: 8.4, 2023: 9.7). Rispetto all’anno precedente, nel 2023 è stata necessaria in media una candidatura in più per ottenere il successo.
Tuttavia, nel 2023 si è registrata la quota più alta di risposte positive dall’inizio della serie di rilevamenti (2018: 2.0, 2019: 2.1, 2020: 1.9, 2021: 1.9, 2022: 1.9, 2023: 2.4). Le risposte in sospeso (2018: 0.8, 2019: 2.0, 2020: 1.0, 2021: 2.0, 2022: 1.5, 2023: 1.1) sono state meno frequenti rispetto all’anno precedente, mentre quelle negative sono aumentate rispetto ai tre anni precedenti (2018: 5.4, 2019: 6.2, 2020: 4.2, 2021: 5.5, 2022: 5.0, 2023: 6.1).
La cosa che colpisce è che il processo di candidatura risultava più breve nell’immediato contesto pandemico. Nel 2021 e nel 2022 un numero di giovani più elevato che negli anni precedenti dichiarava di aver iniziato a candidarsi solo tre mesi prima (quindi in primavera) (2018: 4%, 2019: 6%, 2020: 8%, 2021: 22%, 2022: 21%). Nel 2023 il quadro torna alla normalità: solo il 9 per cento dei giovani che hanno iniziato una formazione professionale di base dichiara di aver iniziato a inviare candidature solo tre mesi prima. La maggior parte degli intervistati ha iniziato a candidarsi con un anno di anticipo (44%) o anche più (30%).
Lo scioglimento del contratto di tirocinio prima dell’inizio della formazione professionale di base rimane un’eccezione. Tuttavia, nel 2023 ha interessato una percentuale di giovani più alta rispetto agli anni precedenti, pari al 5 per cento (2020: 3%, 2021: 2%, 2022: 2%, 2023: 5%).
Scuole di cultura generale
Complessivamente, dopo le vacanze estive 30’596 giovani (36%) hanno iniziato una scuola di cultura generale. Di questi, 22’694 frequentano un liceo (74%), 7’902 una scuola specializzata (26%). La ripartizione tra questi due tipi di scuole medie si mantiene relativamente stabile (2018: 70%/30%, 2019: 77%/23%, 2020: 75%/25%, 2021: 78%/22%, 2022: 79%/21%). Anche nel 2023 la percentuale di donne (16’897/55%) che hanno scelto la formazione generale supera quella degli uomini (13’698/45%). Si tratta di una proporzione ormai consueta e relativamente stabile.
La maggioranza degli iscritti alle scuole di maturità (82%) ha trovato nell’offerta della scuola l’indirizzo che cercava. Gli indirizzi più scelti dai ragazzi iscritti al liceo e alle scuole specializzate sono illustrati qui di seguito. Nel 2023 i più gettonati sono stati quelli attinenti a biologia e chimica, oppure economia, commercio e diritto. Non si osservano tendenze a lungo termine per quanto riguarda la scelta degli indirizzi. Gli sviluppi di anno in anno sono piuttosto eterogenei. Rispetto all’anno precedente, tuttavia, si nota una maggiore affluenza verso gli indirizzi dedicati a biologia e chimica, alle arti figurative o alla musica, mentre diminuisce per il momento la popolarità di economia, commercio o diritto.
Anche nelle scuole specializzate non si registrano trend univoci nella scelta dell’indirizzo. Gli scostamenti nelle serie di dati del 2023 non devono essere sopravvalutati, perché la domanda ammetteva per la prima volta risposte multiple. Anche nel 2023, tuttavia, l’indirizzo sanitario o scientifico resta il più gettonato.
Segue quello pedagogico, mentre il lavoro sociale si attesta al terzo posto. Questi tre indirizzi si confermano anno dopo anno nelle prime posizioni, anche se non sempre nella stessa sequenza.
Nel 2023, il 14 per cento di tutti i nuovi allievi delle scuole specializzate non ha ancora scelto definitivamente il proprio indirizzo, il che corrisponde al valore più basso registrato finora.
Oltre all’interesse personale, prima di scegliere un indirizzo i giovani si chiedono se avranno una preparazione adeguata in vista degli studi universitari. Anche il rendimento scolastico (punti forti e deboli) incide in maniera decisiva. La scelta dell’indirizzo da parte degli amici non è invece determinante per la propria decisione individuale.
Formazioni transitorie
Nel 2023 7’416 giovani, ovvero uno stabile 9 per cento, si sono avvalsi di una formazione transitoria al termine della scuola dell’obbligo. Tra questi, anche nel 2023 la quota maschile (54%) supera leggermente quella femminile (46%). Poco meno della metà dei giovani in formazione transitoria ha optato per offerte puramente scolastiche (2018: 33%, 2019: 41%, 2020: 48%, 2021: 49%, 2022: 51%, 2023: 45%). Nel 2023 il 22 per cento ha scelto un’offerta che combina scuola e pratica lavorativa, mentre il 18 per cento ha optato per una formazione transitoria di tipo professionale.
La ragione più frequente per cui ci si orienta verso una formazione transitoria rimane la stessa: non è stato possibile trovare un posto di tirocinio (42%). Rispetto all’anno precedente, nel 2023 questo motivo è stato menzionato ancora più spesso (2018: 60%, 2019: 43%, 2020: 37%, 2021: 28%, 2022: 38%, 2023: 42%).
Al secondo posto, e quindi molto più spesso rispetto agli anni precedenti, si afferma di optare per una formazione transitoria perché si desidera migliorare le proprie conoscenze linguistiche (2021: 8%, 2022: 6%, 2023: 14%).
Al terzo posto, il 12 per cento afferma che la formazione transitoria prescelta è necessaria per la formazione successiva (2021: 8%, 2022: 6%, 2023: 12%).
Come in passato, dopo la formazione transitoria la maggior parte dei giovani desidera iniziare una formazione professionale di base (69%). Nel 2023 aumenta però il numero di coloro che non sanno (ancora) cosa fare in seguito.
Anno intermedio
Nel 2023, la quota di giovani che dichiarano di prendersi un anno intermedio dopo la scuola dell’obbligo è più alta che in tutti i rilevamenti precedenti (2018: 3%, 2019: 3%, 2020: 4%, 2021: 3%, 2022: 3%, 2023: 9%). Anche in questo caso il numero delle donne è superiore a quello degli uomini. Tuttavia, nel 2023 la percentuale di giovani uomini che si avvalgono di questa opzione è in netto aumento (2019: 66%: 34%, 2020: 61%: 39%, 2021: 66%: 34%, 2022: 66%: 34%, 2023: 57%:43%).
Le motivazioni per scegliere una soluzione transitoria sono diverse quanto i tipi di soluzioni transitorie esistenti, come si evince dalla categoria «altro motivo». Nel 2023 questa è meno consistente rispetto agli anni precedenti, ma la quota di «non sa / non risponde» è superiore alla media.
Le motivazioni più frequenti e più stabili nel tempo per un anno intermedio sono l’insuccesso nella ricerca di un posto di tirocinio o il desiderio di un po’ di tempo per sé.
Al termine dell’anno intermedio, anche nel 2023 la maggior parte dei giovani desidera iniziare una formazione professionale di base (2018: 41%, 2019: 46%, 2020: 58%, 2021: 48%, 2022: 47%, 2023: 48%). Per la prima volta, però, al secondo posto c’è il numeroso gruppo di intervistati che non sanno ancora cosa fare dopo l’anno intermedio (non so ancora nel 2018: 11%, 2019: 16%, 2020: 6%, 2021: 19%, 2022: 7%, 2023: 30%). Nel 2023 scende la quota di coloro che dopo l’anno intermedio intendono frequentare una scuola di maturità (2018: 4%, 2019: 15%, 2020: 17%, 2021: 16%, 2022: 21%, 2023: 8%). L’elevato valore del 2022 è quindi da considerarsi un’eccezione.
Offerta di posti di tirocinio
Il 53 per cento delle imprese che hanno partecipato al sondaggio offre posti di tirocinio. Si tratta di un valore nettamente superiore rispetto agli anni precedenti della serie di rilevamenti, dove il campione comprendeva circa un quarto di aziende formatrici. Dal 2023 è possibile definire la percentuale di aziende formatrici nel campione lordo del presente rilevamento, il che consente di raggiungere meglio queste ultime. Ciò spiega l’aumento del valore registrato nell’anno in corso e potrebbe spiegare anche alcune oscillazioni nell’offerta di posti di tirocinio delle aziende intervistate.
Ancora una volta, la maggior parte delle imprese dichiara di aver mantenuto costante la propria offerta di posti di tirocinio rispetto all’anno precedente. Anche le percentuali di quelle che offrono più o meno posti sono praticamente stabili nel lungo periodo. Osservando l’intera serie di rilevamenti si nota che durante la pandemia un maggior numero di imprese esprimeva incertezza a questo proposito.
Le aziende che offrono più posti di tirocinio rispetto all’anno scorso dichiarano di farlo principalmente per garantire il ricambio generazionale (2018: 36%, 2019: 36%, 2020: 41%, 2021: 40%, 2022: 51%, 2023: 44%). Tuttavia, rispetto all’anno precedente, questo motivo viene menzionato con minore frequenza. Al secondo posto, circa un terzo delle aziende indica la naturale fluttuazione dell’offerta di posti di tirocinio (2018: 28%, 2019: 35%, 2020: 26%, 2021: 33%, 2022: 28%, 2023: 36%).
Le aziende che offrono meno posti di tirocinio rispetto all’anno scorso continuano a indicare con maggiore frequenza le fluttuazioni naturali (2018: 53%, 2019: 46%, 2020: 45%, 2021: 33%, 2022: 41%, 2023: 31%). Al secondo posto tra i motivi della riduzione dei posti di tirocinio si classifica la mancanza di candidati qualificati (2018: 19%, 2019: 19%, 2020: 20%, 2021: 14%, 2022: 23%, 2023: 16%) e al terzo le ristrutturazioni aziendali (2018: 16%, 2019: 20%, 2020: 16%, 2021: 18%, 2022: 20%, 2023: 16%). Entrambi i motivi sono stati menzionati meno frequentemente rispetto all’anno precedente.
L’8 per cento dei posti di tirocinio offerti nel 2023 sono CFP, mentre il 92 per cento sono AFC. Questo rapporto si è mantenuto stabile nel tempo (2018: 7%/93%, 2019: 9%/91%, 2020: 8%/92%, 2021: 10%/90%, 2022: 8%/92%).
La situazione dei posti di tirocinio in base al settore è illustrata nel grafico sottostante. Nel 2023 quattro settori su un totale di 15 hanno rappresentato la metà dell’offerta di posti di tirocinio: commercio, sanità e assistenza sociale, edilizia e attività manifatturiere.
Complessivamente, l’offerta di posti di tirocinio è stabile rispetto all’anno precedente nella maggior parte dei settori. In tre settori è aumentata nel breve periodo, in quattro è diminuita. Un’unica tendenza si conferma costante per l’intera serie di rilevamenti: il calo dell’offerta di posti di tirocinio nel settore dei trasporti. Per il resto, il quadro è caratterizzato da lievi oscillazioni a breve termine da un anno all’altro.
Nei settori del commercio e della sanità e assistenza sociale, nel 2023 si registra per la seconda volta consecutiva un leggero calo dell’offerta di posti di tirocinio. Lo stesso vale per la pubblica amministrazione e per i servizi finanziari e assicurativi. In tutti questi settori l’offerta è aumentata negli anni della pandemia e nel 2023 si è allineata a quella dei primi due anni della serie di rilevamenti. Il quadro opposto si osserva nell’edilizia e nelle attività manifatturiere, dove nel 2020 l’offerta di posti di tirocinio era in calo e in seguito è nuovamente aumentata. Nel 2023 questo aumento si conferma per l’edilizia, ma non per il settore manifatturiero. Dopo la pandemia di coronavirus, l’offerta di posti di tirocinio è nuovamente aumentata anche nelle libere professioni, negli altri servizi e nel settore alberghiero e della ristorazione. Salta all’occhio inoltre il netto aumento dell’offerta nel settore dell’agricoltura ed economia forestale, dovuto alla maggiore quota di tali imprese nel campione.
Per quanto riguarda la pianificazione dei posti di tirocinio per il prossimo anno, più della metà delle aziende prevede di mantenere costante l’offerta. Tuttavia, per la prima volta nell’ambito della serie di rilevamenti, nel 2023 è leggermente aumentata la percentuale di aziende che intendono ridurre il numero di posti.
Il prossimo anno le aziende attive nei settori dell’informazione e comunicazione, dei servizi finanziari e assicurativi e della cultura e intrattenimento prevedono di offrire meno posti di tirocinio rispetto a oggi, pur restando a un livello elevato.
Assegnazione dei posti di tirocinio
Ad agosto 2023 l’84 per cento dei posti di tirocinio disponibili risultava assegnato. Si tratta di un numero simile a quello registrato nello stesso periodo degli anni precedenti (2018: 86%, 2019: 88%, 2020: 90%, 2021: 88%, 2022: 86%, 2023: 84%). Pertanto, a livello svizzero, anche nel 2023 non si segnalano problemi nell’assegnazione dei posti di tirocinio.
La situazione dei posti di tirocinio in base al settore è illustrata nel grafico sottostante. Nel 2023 le maggiori difficoltà nell’assegnazione dei posti di tirocinio si riscontrano nel settore degli altri servizi economici, dove ad agosto il 40 per cento dei posti disponibili non era stato ancora assegnato. A fronte di un’offerta stabile, si tratta di una quota nettamente superiore rispetto agli anni precedenti. Nell’edilizia un posto di tirocinio su tre offerto nel 2023 è rimasto vacante, mentre nel settore alberghiero e della ristorazione il rapporto è di circa uno su quattro. Nel settore edilizio il livello di posti vacanti si conferma elevato per il secondo anno consecutivo, mentre in quello alberghiero e della ristorazione diminuisce nettamente rispetto al 2022.
Rispetto al 2020 e 2021, i posti vacanti nel settore alberghiero e della ristorazione sono però aumentati, e lo stesso vale per quello manifatturiero. Va notato che entrambi i settori hanno leggermente ridotto l’offerta di posti di tirocinio nel 2023.
La situazione è relativamente stabile nel settore delle altre attività di servizi e della sanità e assistenza sociale. L’aumento dell’offerta nel settore degli altri servizi economici sembra quindi rispondere alla domanda.
Nella sanità e assistenza sociale si osservano oscillazioni nell’offerta. Tuttavia, la quota di posti di tirocinio vacanti risulta stabile. Nell’agricoltura ed economia forestale il numero di posti vacanti nel 2023 è analogo a quello del 2022, ma a fronte di un’offerta nettamente più alta.
Motivi e soluzioni per i posti di tirocinio rimasti vacanti
Nel 2023, il motivo più frequente per i posti di tirocinio vacanti è stato l’assenza di candidature. Si tratta, almeno in termini di intensità. di un fenomeno nuovo: finora, infatti, il motivo principale per i posti vacanti era piuttosto l’inadeguatezza dei candidati. Per i posti di tirocinio CFP l’assenza di candidature è sempre stata citata come motivo più frequente, ad eccezione del 2022; ma per i posti di tirocinio AFC si tratta di una novità. Nel complesso, quindi, il problema si presenta con una gravità mai registrata in precedenza.
Per contro, l’inadeguatezza delle candidature viene citata meno spesso come motivo per i posti vacanti, sia per i tirocini CFP che per quelli AFC. Il terzo motivo più frequente nel 2023 (15 per cento delle aziende) sono le rinunce a breve termine dei candidati. Questo motivo è stato indicato con frequenza simile in tutti gli anni di rilevazione e sembra interessare maggiormente i posti di tirocinio AFC che quelli CFP.
Solo in casi eccezionali i posti di tirocinio vacanti vengono cancellati o ritirati (2018: 8%, 2019: 8%, 2020: 2%, 2021: 8%, 2022: 6%, 2023: 5%). La maggior parte sarà offerta anche l’anno prossimo (2018: 88%, 2019: 109%, 2020: 75%, 2021: 82%, 2022: 94%, 2023: 84%).
Dall’inizio della pandemia si registra un aumento della quota di aziende che mantengono aperte le candidature per i posti vacanti per occuparli eventualmente nel corso dell’anno (2018: 52%, 2019: 50%, 2020: 66%, 2021: 61%, 2022: 64%, 2023: 74%). Nel 2023 le aziende che hanno manifestato questa intenzione sono più numerose che mai.
Profilo dei nuovi apprendisti
Tra i nuovi apprendisti vi sono più uomini che donne (uomini: 56%, donne: 44%). Nel tempo questa proporzione tra i sessi si è mantenuta stabile.
Nel 2023 il 47 per cento dei nuovi apprendisti ha più di 16 anni, un dato che corrisponde esattamente al valore medio della serie di rilevamenti (2018: 60%, 2019: 49%, 2020: 37%, 2021: 44%, 2022: 43%, 2023: 47%). Ciò significa che spesso chi decide di iniziare un tirocinio non lo fa immediatamente dopo la scuola dell’obbligo. Questa constatazione è confermata dalle dichiarazioni delle aziende, secondo le quali il 14 per cento degli apprendisti che hanno iniziato un tirocinio nell’estate 2023 aveva già un CFP o un AFC.
Nel 2023 esattamente la metà delle aziende formatrici offre la possibilità di conseguire la maturità professionale parallelamente al lavoro. Si tratta della quota più bassa mai registrata dall’inizio dei rilevamenti (2018: 58%, 2019: 59%, 2020: 58%, 2021: 53%, 2022: 59%, 2023: 50%).
Soltanto l’anno prossimo sarà possibile stabilire se si tratti di un’anomalia momentanea o di un vero e proprio trend.
Questa opportunità viene sfruttata dal 10 per cento dei nuovi apprendisti (valore stabile) (2018: 5%, 2019: 8%, 2020: 6%, 2021: 9%, 2022: 9%, 2023: 10%). Tuttavia, dall’inizio dei rilevamenti a oggi, la percentuale di nuovi apprendisti che desiderano conseguire la maturità professionale parallelamente al tirocinio è leggermente aumentata. Il valore varia notevolmente da un settore all’altro. Nei servizi finanziari e assicurativi, il 22 per cento dei nuovi apprendisti punta a conseguire la maturità professionale. Nel settore delle libere professioni la percentuale è del 16 per cento, in quello dell’informazione e comunicazione o nell’amministrazione pubblica del 14 per cento. Questi valori collocano i quattro settori menzionati saldamente ai primi posti rispetto agli altri.
Titoli rilasciati alla fine del tirocinio
La maggior parte degli apprendisti che hanno concluso il tirocinio nel 2023 ottenendo il relativo titolo è stato formato da piccole aziende con 2-9 collaboratori (47%) o da aziende con 10-99 collaboratori (32%).
Le percentuali più elevate di apprendisti che hanno ottenuto il titolo si riscontrano ancora una volta nei settori del commercio, e della sanità e assistenza sociale. Notevole anche in questo caso il dato relativo al settore agricolo, che si colloca al terzo posto, prima degli altri servizi e delle attività manifatturiere.
Osservando l’intera serie di rilevamenti si nota che i settori di formazione per lungo tempo considerati in crescita (commercio, settore finanziario e assicurativo, pubblica amministrazione, istruzione ed educazione) da alcuni anni hanno interrotto la loro ascesa. Lo dimostra il fatto che, nel 2023, il numero degli apprendisti che hanno ottenuto il titolo è stagnante o in calo. Nel commercio la diminuzione a breve termine è consistente: dopo tre anni di valori elevati, il numero di persone che hanno concluso la formazione si avvicina di nuovo a quello dei primi due anni di rilevazione.
Questa flessione è una novità per il settore commerciale. Diverso il caso della sanità e assistenza sociale, dove la percentuale di apprendisti che hanno ottenuto il titolo è in costante calo dopo il picco del 2020.
La situazione è invece relativamente stabile nelle attività manifatturiere, nell’edilizia e nelle libere professioni. Degna di nota la situazione nel settore alberghiero e della ristorazione, dove la percentuale di apprendisti che hanno concluso il tirocinio nel 2023 è aumentata notevolmente.
Nell’amministrazione pubblica e nel settore dei servizi assicurativi e finanziari il trend è stato costantemente positivo fino al 2021, per poi invertirsi in entrambi i settori.
Nel settore dei trasporti si conferma la tendenza verso la riduzione del numero di apprendisti che ottengono il titolo; negli ultimi tre anni il calo si è stabilizzato al 2 per cento all’anno.
Per quanto riguarda la situazione dei giovani che hanno concluso il tirocinio, nel 2023, per la seconda volta consecutiva, la maggior parte di loro è stata assunta stabilmente presso l’azienda formatrice (2018: 33%, 2019: 36%, 2020: 33%, 2021: 37%, 2022: 45%, 2023: 46%). Fino al 2022, invece, la maggior parte degli apprendisti lasciavano l’azienda dopo aver completato il tirocinio.
Le percentuali di persone impiegate temporaneamente o di situazioni «incerte» si sono mantenute stabili. Nel 2023, per la seconda volta consecutiva, il numero di apprendisti che lasciano l’azienda di formazione al termine del tirocinio è diminuito (2018: 48%, 2019: 44%, 2020: 48%, 2021: 43%, 2022: 37%, 2023: 38%).
Tuttavia, come mostra il grafico sottostante, non si tratta di una tendenza generalizzata.
Si conferma la tendenza verso un aumento delle assunzioni in via definitiva nei servizi finanziari e assicurativi, nelle attività manifatturiere, nell’settore dell’informazione e comunicazione, nelle libere professioni e e nella amministrazione pubblica.
Nell’edilizia, nel commercio e nel settore alberghiero e della ristorazione o agricoltura le assunzioni in via definitiva nelle aziende di tirocinio sono invece meno frequenti rispetto all’anno precedente.
Relativamente stabile è invece la loro quota nel settore della sanità e assistenza sociale: ogni anno circa un terzo degli apprendisti viene assunto a tempo indeterminato nell’azienda di tirocinio.
Nota bene:
I valori assoluti indicati nello studio sono frutto di stime. Sulla base dei risultati dei campioni, si sono cioè stimati i valori corrispondenti alla popolazione statistica. Per quanto riguarda i giovani, le stime si basano sui ragazzi che hanno frequentato il decimo anno scolastico nell’anno precedente, secondo la statistica dell’UST sulle persone in formazione. Nel 2023 si è deciso di non effettuare stime sulle imprese.
Giovani
Gruppo target: ccittadini residenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni (dal 2023: 14-16 anni in Ticino, 15-17 anni nel resto della Svizzera; in precedenza 14-16 anni in tutta la Svizzera) che hanno partecipato al sondaggio di aprile e che hanno terminato la scuola dell’obbligo in estate
Fonti degli indirizzi: base di campionamento (Ufficio federale di statistica)
Metodo del sondaggio: sondaggio scritto (online)
Periodo del sondaggio: 10.07. – 31.08.2023
Totale degli intervistati: N = 2071
Margine di errore: ± 2.1% in caso di 50/50 e 95% di probabilità
Risorse impiegate: 69%
Ponderazione: 1° livello: numero di giovani per Cantone; 2° livello: età e sesso correlati per Cantone
Aziende:
Gruppo target: Aziende con almeno due collaboratori che hanno partecipato al sondaggio di aprile
Fonti degli indirizzi: registro delle imprese (Ufficio federale di statistica)
Metodo del sondaggio: sondaggio scritto (online/cartaceo)
Periodo del sondaggio: 10.07. – 05.09.2023
Totale dei partecipanti: N = 3835
Margine di errore: ± 1.6% in caso di 50/50 e 95% di probabilità
Risorse impiegate: 73%
Ponderazione: 1° livello: numero di aziende per regione linguistica; 2° livello: ripartizione NOGA correlata per regione linguistica
Lukas Golder: Scienziato politico e scienziato dei media, co-direttore gfs.bern
Martina Mousson: scienziata politica, responsabile del progetto
Annick Doriot: scienziata politica, junior project manager
Thomas Burgunder: matematico, assistente di ricerca
Alessandro Pagani: scienziato politico, assistente di ricerca
Roland Rey: Personale di progetto / Amministrazione
Consulenza esterna
Prof. Dr. Stefan C. Wolter, professore di economia della formazione presso l’Università di Berna