Indagine presso i giovani e le aziende su incarico della Segretaria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione SEFRI
Obiettivi e metodologia dello studio
L’obiettivo del barometro della transizione è rilevare le scelte formative compiute dai giovani al termine della scuola dell’obbligo e valutare la situazione relativa al mercato svizzero dei posti di tirocinio. A tal fine ogni anno viene svolto un sondaggio online in tre lingue tra i giovani di età compresa tra i 14 e i 16 anni e le aziende con almeno 2 collaboratori articolato in due fasi (aprile e agosto).
La presente sintesi riflette i risultati principali della seconda fase di rilevamento di quest’anno (agosto 2022). I valori assoluti indicati nello studio sono frutto di stime. I risultati dei campioni sono stati stimati sul totale degli intervistati.
I risultati del rilevamento di aprile possono essere consultati qui: Cockpit April 2022.
I risultati della seconda tornata del 2022 si basano su un sondaggio rappresentativo condotto presso 1’721 giovani e 3’438 aziende in tutta la Svizzera. Per i dettagli sulla metodologia rimandiamo alla scheda tecnica.
La versione integrale del rapporto di ricerca sarà pubblicata all’inizio di dicembre 2022.
Dei 78’626’ giovani che hanno terminato la scuola dell’obbligo nell’estate 2022, il 45 per cento ha iniziato una formazione professionale di base mentre il 42 per cento ha scelto una formazione generale. Il 12 per cento ha dovuto o voluto ripiegare su una soluzione transitoria: nel 9 per cento dei casi si è trattato di formazioni transitorie mentre il 3 per cento ha deciso di prendersi un anno intermedio.
Nel corso del tempo tra i percorsi formativi scelti dai giovani emerge un lieve aumento delle formazioni generali (2018: 33 %, 2019: 37 %, 2020: 41 %, 2021: 40 %, 2022: 42 %). Secondo i giovani alle prese con la transizione I le conseguenze della crisi del coronavirus si manifestano anche nel 2022: nel mese di agosto il 38 per cento di loro ha infatti affermato che la crisi ha reso più difficile la scelta formativa, anche stavolta una percentuale più alta rispetto all’anno precedente (2020: 18 %, 2021: 33 %, 2022: 38 %).
È importante sottolineare che questi numeri rappresentano solo una parte della domanda di posti di tirocinio, ovvero quella dei ragazzi di età compresa tra i 14 e i 16 anni che hanno concluso la scuola dell’obbligo.
Il 25 per cento delle aziende interpellate forma apprendisti. Il 92 per cento dei posti di tirocinio assegnati nel 2022 sono corsi che portano al conseguimento di un attestato federale di capacità (AFC), mentre il restante 8 per cento sono corsi che consentono di ottenere un certificato federale di formazione pratica (CFP).
Rispetto al 2021, la maggior parte delle aziende che formano apprendisti ha mantenuto costante la propria offerta di posti di tirocinio (74 %). Il 12 per cento delle aziende offre più posti rispetto all’anno precedente e il 7 ’ per cento ne offre di meno.
La crisi del coronavirus ha avuto conseguenze dirette sulle aziende formatrici svizzere: il 37 per cento di loro dichiara di aver fatto ricorso al lavoro ridotto, mentre il 16 per cento ammette di aver avuto difficoltà a reperire apprendisti anche nel 2022. Ad ogni modo, nonostante le difficoltà, queste imprese sono riuscite ad assegnare i posti di tirocinio come di consueto.
Entro agosto 2022 l’86 per cento dei posti di tirocinio disponibili è stato occupato. Questo dato è in linea con quelli degli anni precedenti e dimostra che non si riscontrano problemi particolari nell’assegnazione dei posti di tirocinio.
Tuttavia, al momento non è possibile valutare in maniera esaustiva la situazione sul mercato svizzero dei posti di tirocinio perché il barometro della transizione non tiene conto dei candidati di età superiore ai 16 anni, entrati nel mercato più tardi rispetto ai giovani intervistati in questo contesto. Infatti, solo il 42 per cento del totale dei posti assegnati nel 2022 è stato occupato da ragazzi di età compresa tra i 14 e i 16 anni che hanno portato a termine la scuola dell’obbligo. Secondo i dati forniti dalle aziende il numero di nuovi apprendisti di età superiore ai 16 anni è pari al 43 per cento, una quota piuttosto alta.
Soddisfazione generale dei giovani alla transizione I
I giovani alle prese con la transizione I guardano al futuro con ottimismo. Il 61 per cento si dichiara fiducioso per quanto riguarda il proprio futuro mentre la valutazione sulla società nel suo complesso è leggermente meno positiva rispetto al passato. Il grado di soddisfazione dei giovani per la loro situazione formativa rimane quindi elevato e stabile anche nel 2022 e testimonia l’assenza di problemi nella transizione I. Su una scala da 1 a 10 in media la soddisfazione per il percorso formativo intrapreso è pari a 7.8 mentre quella rispetto alla propria vita a 7.4.
Nel 2022 la stragrande maggioranza ha scelto liberamente (93 %) una formazione che corrisponde alle proprie capacità e ai propri interessi (90 %), mentre la maggior parte dei giovani intervistati non vede l’ora di iniziare la formazione (90 %), anche se rispetto al 2021 sono meno coloro che la descrivono come la soluzione desiderata o sognata (79 %, -5 punti percentuali).
Sebbene la pandemia di coronavirus non abbia messo in crisi la transizione I, il 38 per cento dei ragazzi sostiene che abbia reso più difficile la propria scelta formativa (2020: 18 %, 2021: 33 %, 2022: 38 %). Tuttavia, l’80 % afferma di aver ricevuto un supporto adeguato, nonostante il COVID e le limitazioni che ne sono conseguite.
Scelta formativa dopo la scuola dell'obbligo
Nell’estate del 2022 l’85 per cento dei giovani ha iniziato la formazione che aveva indicato come preferita nel sondaggio di aprile. Se nel 2020 e nel 2021 questo valore aveva registrato un lieve calo, quest’anno è tornato al livello precedente alla crisi del coronavirus (2018: 81 %, 2019: 86 %, 2020: 84 %, 2021: 82 %, 2022: 85 %). Il 5 per cento ha invece dovuto ripiegare sulla seconda scelta e dal 2018 a oggi è stabile al 10 per cento la quota di giovani che segue una formazione che non rappresenta né la prima né la seconda scelta.
La formazione professionale di base, sotto forma di tirocinio (33’009’/42 %) o di percorso scolastico (2’637/3 %), rimane la scelta più gettonata al termine della scuola dell’obbligo, soprattutto tra gli uomini (55 %, donne: 36 %).
Le donne invece sono più numerose nella formazione generale (51 %, uomini: 33 %). Complessivamente, il 42 per cento dei giovani di età compresa tra i 14 e i 16 anni opta per il liceo o una scuola specializzata, scelta particolarmente diffusa nella Svizzera francese e italiana (DCH: 33 %, FCH/ICH: 60 %).
Rispetto agli anni precedenti, il numero di giovani che dopo la scuola dell’obbligo hanno scelto una formazione transitoria si è mantenuto pressoché stabile (7’168/9 %) con una proporzione equilibrata tra i sessi (uomini: 9 %, donne: 9 %).
Il 3 per cento invece (valore stabile) ha optato per un anno intermedio, in maggioranza donne (4 %, uomini: 2 %).
Esaminando i dati nel lungo periodo emerge che i giovani tra i 14 e i 16 anni intraprendono più spesso il percorso formativo generale, tendenza particolarmente accentuata tra le ragazze.
Formazione professionale di base
La categoria «formazione professionale di base» (35’646’) raggruppa i giovani che iniziano un tirocinio (33’009/93’ %) e quelli che iniziano una formazione professionale di base organizzata dalla scuola (2’637/7’ %). Questi ultimi rappresentano una netta minoranza e nel 2022 la proporzione si è nuovamente spostata in favore della formazione professionale duale (+3 punti percentuali). In compenso non sono mai stati così tanti i giovani che affermano di aver scelto una formazione professionale di base di tipo scolastico in seguito alla crisi del coronavirus (2020: 8 %, 2021: 4 %, 2022: 20 %). Oltre la metà dei giovani menziona come motivo principale il fatto di ritenere il percorso scolastico più consono alle loro inclinazioni (2018: 52 %, 2019: 55 %, 2020: 50 %, 2021: 51 %, 2022: 53 %), mentre il secondo motivo più citato è quello di non aver trovato un posto di tirocinio adatto (2018: 30 %, 2019: 22 %, 2020: 8 %, 2021: 11 %, 2022: 22 %).
La maggior parte dei giovani intraprende un tirocinio di tre o quattro anni (60 % risp. 38 %) che termina con il conseguimento dell’attestato federale di capacità (AFC). Le formazioni con certificato federale di formazione pratica (CFP) si attestano al 2 per cento e rimangono un’eccezione. L’aumento registrato nel 2021 rimane un caso più unico che raro (2018: 3 %, 2019: 2 %, 2020: 2 %, 2021: 5 %, 2022: 2 %).
Nel 2022 il 26 per cento dei nuovi apprendisti intendeva conseguire la maturità professionale parallelamente al tirocinio, una percentuale leggermente inferiore a quella registrata negli anni precedenti ma più alta se confrontata con quella dei primi due anni in cui si è svolto il rilevamento (2018: 21 %, 2019: 20 %, 2020: 30 %, 2021: 31 %). Attualmente il 57 per cento dei nuovi apprendisti non ha intenzione di conseguire la maturità professionale, mentre il 14 per cento non ha ancora deciso cosa fare (2018: 10 %, 2019: 13 %, 2020: 13 %, 2021: 15 %, 2022: 14 % non sa/non risponde).
Chi sceglie questo percorso lo fa soprattutto per avere migliori opportunità di carriera (51 %) oppure perché ha intenzione di proseguire gli studi (30 %).Chi prende la decisione opposta lo fa perché vuole ottenere la maturità professionale dopo il tirocinio (30 %) o perché non è interessato a farlo (26 %).
Le 10 professioni più gettonate nel 2022 sono illustrate nel grafico qui sotto. Non bisogna dimenticare che da un anno all’altro vi possono essere forti oscillazioni in quanto per ogni professione le dimensioni del campione sono piuttosto ridotte e il margine di errore è molto ampio.
Tra le persone che hanno appena iniziato un tirocinio gli uomini (20’182/61’ %) sono più numerosi delle donne (12’827/39’ %).Con una sola piccola divergenza nel 2020, la proporzione tra i sessi si è mantenuta relativamente stabile nel tempo (2018/2019/2020/2021: 59 %/58 %/63 %/60 % uomini e 41 %/42 %/37 %/40 % donne).
Anche nel 2022 si confermano profonde differenze per quanto riguarda le professioni preferite dagli uni e dalle altre.
Solo tre formazioni professionali compaiono nella top ten di entrambi i sessi, ovvero l’apprendistato di commercio, quello di impiegato del commercio al dettaglio e quello di disegnatore. Per il resto, le donne scelgono soprattutto professioni del settore sociosanitario, mentre gli uomini si orientano prevalentemente verso professioni tecniche e artigianali.
Impiegata di commercio
Operatrice sociosanitaria
Assistente di studio medico
Impiegata del commercio al dettaglio
Operatrice socioassistenziale
Disegnatrice
Assistente dentale
Panettiera-pasticciera-confettiera
Cuoca
Assistente di studio veterinario
Impiegato di commercio
Carpentiere
Informatico
Disegnatore
Polimeccanico
Falegname
Installatore elettricista
Elettronico
Impiegato del commercio al dettaglio
Macellaio-salumiere
In media nel 2022 i nuovi apprendisti hanno presentato 8.4 candidature, un valore più o meno in linea con quelli degli ultimi cinque anni (2018: 8.2, 2019: 10.3, 2020: 7.1, 2021: 9.4, 2022: 8.4). Rispetto all’anno precedente nel 2022 è stata necessaria una candidatura in meno per ottenere un posto di tirocinio, mentre le conferme si sono mantenute sostanzialmente stabili (2018: 2.0, 2019: 2.1, 2020: 1.9, 2021: 1.9, 2022: 1.9). Le risposte in sospeso (2018: 0.8, 2019: 2.0, 2020: 1.0, 2021: 2.0, 2022: 1.5) e le risposte negative (2018: 5.4, 2019: 6.2, 2020: 4.2, 2021: 5.5, 2022: 5.0) sono leggermente diminuite.
La cosa che stupisce è che durante la pandemia il processo di candidatura è diventato sempre più rapido e a breve termine: rispetto agli anni precedenti nel 2021 molti più giovani affermano di aver iniziato a inviare le candidature solo tre mesi prima, cioè in primavera (2018: 4 %, 2019: 6 %, 2020: 8 %, 2021: 22 %, 2022: 21 %). La tendenza si è confermata anche nel 2022.
Il 35 per cento dichiara che la pandemia ha influito sul processo di candidatura, una percentuale simile rispetto a quella dell’anno precedente (2020: 18 %, 2021: 37 %, 2022: 35 %). In particolare, la maggioranza indica tra le cause l’impossibilità di svolgere gli stage d’orientamento o di svolgere tutti quelli previsti (2021: 44 %, 2022: 35 %) e l’assenza di risposte alle candidature (2021: 13 %, 2022: 13 %) . Tuttavia, tendenzialmente questi problemi si sono verificati con minore frequenza rispetto al 2021.
I casi di scioglimento del contratto di tirocinio prima di iniziare la formazione professionale di base sono rimasti un’eccezione e hanno riguardato solo il 2 per cento dei giovani che durante il sondaggio di aprile aveva preso in considerazione l’idea di iniziare un tirocinio. La percentuale di giovani che afferma che lo scioglimento è stato dovuto alla crisi del coronavirus è calato drasticamente passando dal 38 all’8 per cento (2020: 38 %, 2021: 23 %, 2022: 8 %). Il valore più alto è stato quindi registrato nell’anno in cui è scoppiata la pandemia (2020).
Scuole di cultura generale
Complessivamente, dopo le vacanze estive 32’849 giovani (42 %) hanno iniziato una scuola di cultura generale. Il 79 per cento di loro (25’817’) frequenta un liceo o una scuola cantonale mentre il 21 per cento (7’032’) si è iscritto a una scuola specializzata. Rispetto agli anni precedenti, la ripartizione si mantiene stabile. Anche nel 2022 la percentuale di donne (19’499/59’ %) che hanno iniziato una scuola media superiore supera quella maschile (13’350/41’ %). Si tratta di una proporzione ormai consueta e abbastanza stabile nel tempo.
La maggioranza degli iscritti alle scuole di maturità (79 %) ha trovato nell’offerta della scuola l’indirizzo che cercava.
Gli indirizzi più scelti dai ragazzi iscritti al liceo e alle scuole specializzate sono illustrati qui di seguito. Nel 2022 l’indirizzo liceale più scelto è stato «economia e diritto», circostanza che conferma l’inversione del trend negativo registrato negli anni 2019-2020. Hanno riscosso un maggiore successo rispetto al 2021 gli indirizzi liceali «lingue moderne» nonché «fisica e matematica applicata».
Nelle scuole specializzate non si registra nessuna tendenza particolare riguardo alla scelta degli indirizzi. Nel 2021 «sanità e assistenza sociale» era scivolato al secondo posto ma nel 2022 è tornato a essere il più gettonato. Il 25 per cento dei giovani dichiara di non aver ancora scelto l’indirizzo.
Oltre all’interesse personale, prima di scegliere un indirizzo i giovani si chiedono se avranno una preparazione adeguata in vista degli studi universitari. Anche il rendimento scolastico (punti forti e deboli) incide in maniera decisiva.
Formazioni transitorie
Nel 2022 i giovani che hanno scelto una formazione transitoria al termine della scuola dell’obbligo sono stati 7’168’ (9 %, valore stabile rispetto al 2021)’. Oltre la metà di loro si è avvalsa di un’offerta di carattere puramente scolastico (2018: 33 %, 2019: 41 %, 2020: 48 %, 2021: 49 %, 2022: 51 %). Il 18 per cento ha scelto un’offerta che combinava scuola e pratica professionale, mentre il 17 per cento ha optato per una formazione transitoria di carattere professionale.
Anche dopo due anni dallo scoppio della pandemia, il 21 per cento ha dichiarato che la decisione di iscriversi a un’offerta transitoria è stata dovuta alla crisi del coronavirus (2020: 18 %, 2021: 21 %, 2022: 21 %).
La ragione più frequente per cui ci si orienta verso una formazione transitoria rimane la stessa: non è stato possibile trovare un posto di tirocinio (38 %). Rispetto all’anno precedente nel 2022 questa motivazione è tornata alla ribalta (2018: 60 %, 2019: 43 %, 2020: 37 %, 2021: 28 %). La seconda motivazione più citata è quella di non aver trovato posto nella scuola desiderata: lo ha affermato un giovane su sei e si tratta del valore più alto da quando sono iniziate le rilevazioni (2018: 2 %, 2019: 3 %, 2020: 5 %, 2021: 0 %, 2022: 15 %).
Dopo una formazione transitoria la maggior parte dei giovani intende iniziare una formazione professionale di base (74 %). L’aumento, riscontrato nel 2021, dei giovani che dopo la formazione transitoria desiderano iscriversi a una scuola di maturità o a una scuola specializzata non ha trovato conferma nel 2022.
Anno intermedio
La scelta di un anno intermedio dopo la scuola dell’obbligo rimane un’eccezione. Attualmente i ragazzi che optano per questo percorso sono 2’616 (3 %). Anche in questo caso la percentuale femminile (1’723/66 %) è molto superiore a quella maschile (893/34 %).
Rispetto all’anno precedente cala in maniera sensibile il numero di giovani per i quali la decisione di iniziare un anno intermedio è stata dovuta alla crisi del coronavirus (2020: 9 %, 2021: 23 %, 2022: 5 %).
Le motivazioni per scegliere una soluzione transitoria sono diverse quanto i tipi di soluzioni transitorie esistenti, come si evince dalla categoria «altro motivo». Le risposte più frequenti sono l’impossibilità di trovare un posto di tirocinio o l’incertezza su cosa si vuole fare dopo. Rispetto all’anno precedente quest’ultima motivazione è stata menzionata più spesso.
Al termine dell’anno intermedio la maggioranza dei giovani si conferma intenzionata a iniziare un tirocinio (2018: 41 %, 2019: 46 %, 2020: 58 %, 2021: 48 %, 2022: 47 %), mentre il 21 per cento intende iscriversi a una scuola di maturità, un valore da record (2018: 4 %, 2019: 15 %, 2020: 17 %, 2021: 16 %, 2022: 21 %).
Offerta e assegnazione dei posti di tirocinio
Il 25 per cento delle imprese che hanno partecipato al sondaggio offre posti di tirocinio. L’8 per cento dei posti offerti sono CFP mentre il 92 per cento AFC, una proporzione che si mantiene relativamente stabile nel tempo (2018: 7 %/93 %, 2019: 9 %/91 %, 2020: 8 %/92 %, 2021: 10 %/90 %).
Il grafico sottostante illustra la situazione dei posti di tirocinio all’interno di diversi settori. Quasi la metà dell’offerta di posti di tirocinio si concentra in tre settori: commercio, sanità e assistenza sociale, attività manifatturiere. Dal 2022 nei primi due settori (commercio, sanità e assistenza sociale) per la prima volta l’offerta di posti di tirocinio è in lieve calo.
In quasi tutti gli altri settori nel 2022 l’offerta è stata invece leggermente potenziata, ad esempio nelle attività manifatturiere, nell’edilizia e nelle libere professioni.
Le tendenze che si sono mantenute costanti in tutta la serie di rilevamenti sono essenzialmente due: l’aumento dell’offerta di posti nel settore dell’informazione e della comunicazione e la diminuzione in quello dei trasporti.
Altrimenti, la situazione di molti settori è influenzata di anno in anno da fattori diversi, che determinano oscillazioni lievi e di breve durata.
Ad agosto 2022 l’86 per cento dei posti di tirocinio disponibili risultava assegnato. Si tratta di un valore simile a quello registrato nello stesso periodo degli anni precedenti (2018: 86 %, 2019: 88 %, 2020: 90 %, 2021: 88 %, 2022: 86 %). Pertanto, a livello svizzero non si segnalano problemi nell’assegnazione dei posti di tirocinio.
La situazione dei posti di tirocinio in base al settore è illustrata nel grafico sottostante. Nel 2022 le maggiori difficoltà nell’assegnazione dei posti di tirocinio si riscontrano nel settore alberghiero e della ristorazione e nell’edilizia, dove ad agosto sono rimasti vacanti rispettivamente il 42 e il 34 per cento dei posti.
Nella categoria «altri settori» e nelle attività manifatturiere la proporzione sfiora un posto su cinque, mentre negli altri servizi economici, nel commercio, nel settore sociosanitario, in quello dell’agricoltura e dell’economia forestale e nei trasporti è di circa 1 su 10. Rispetto all’anno precedente, nel 2022 saltano subito all’occhio il settore alberghiero e della ristorazione, l’edilizia e la categoria «altri settori», nelle quali sono rimasti vacanti molti più posti di tirocinio rispetto agli anni precedenti. Una forte diminuzione rispetto al 2021 si registra invece negli altri servizi economici, nell’agricoltura e nell’economia forestale, nei trasporti e nel settore dell’informazione e della comunicazione. In particolare in quest’ultimo settore, malgrado il netto potenziamento dell’offerta, non è rimasto libero quasi nessun posto di tirocinio.
Motivi e soluzioni per i posti di tirocinio rimasti vacanti
Le ragioni più frequenti per le quali anche nel 2022 i posti di tirocinio sono rimasti vacanti sono lo scarso livello di qualificazione dei candidati e la mancanza di candidature. Entrambe le ragioni vengono menzionate con una frequenza superiore a tutti gli altri rilevamenti. L’unica novità è che le imprese hanno ricevuto candidature inadeguate non soltanto per i tirocini AFC ma anche per i CFP, ambito nel quale finora il motivo principale per i posti vacanti era la mancanza di candidati.
Per quanto riguarda gli AFC, nel 2022 questo problema è più accentuato rispetto al 2021, mentre si rivela meno pesante per i posti di tirocinio CFP.
Rispetto all’anno scorso, tra i motivi che hanno contribuito a lasciare posti vacanti, il 5 per cento delle aziende ha indicato l’impossibilità di svolgere regolarmente le procedure di reclutamento a causa del coronavirus. Si tratta di una percentuale tre volte inferiore rispetto a quella registrata nel 2020, ovvero nel primo anno di pandemia.
Solo in casi eccezionali i posti di tirocinio vacanti vengono cancellati o ritirati. La maggior parte sarà offerta anche l’anno prossimo. Se nel 2020 e nel 2021 l’intenzione di continuare a offrire la maggior parte dei posti era leggermente calata, quest’anno è tornata ai livelli pre-pandemia (2018: 88 %, 2019: 109 %, 2020: 75 %, 2021: 82 %, 2022: 94 %).
Dall’inizio della pandemia sono sempre tante le aziende che continuano a mantenere vacanti i posti per poterli eventualmente assegnare in seguito (2018: 52 %, 2019: 50 %, 2020: 66 %, 2021: 61 %, 2022: 64 %).
Profilo dei nuovi apprendisti
Come l’anno precedente, tra coloro che hanno iniziato un tirocinio gli uomini superano le donne (56 % contro 44 %). Nel tempo questa proporzione tra i sessi si è mantenuta stabile.
Nel 2022 il 43 per cento dei nuovi apprendisti ha più di 16 anni. Ciò significa che spesso chi decide di iniziare un tirocinio non lo fa immediatamente dopo la scuola dell’obbligo. Questa constatazione è confermata dalle dichiarazioni delle aziende, secondo le quali il 9 per cento (valore stabile) degli apprendisti che hanno iniziato un tirocinio nell’estate 2022 aveva già un CFP o un AFC.
La maggior parte delle aziende che formano apprendisti continua a offrire la possibilità di conseguire la maturità professionale parallelamente al lavoro. Il calo di questa percentuale registrato nel 2021 sembra essere stato una divergenza temporanea (2018: 58 %, 2019: 59 %, 2020: 58 %, 2021: 53 %, 2022: 59 %).
L’opportunità è stata effettivamente sfruttata dal 9 per cento dei nuovi apprendisti (valore stabile), una percentuale che varia notevolmente da un settore all’altro. Nei servizi finanziari e assicurativi i nuovi apprendisti che puntano a conseguire la maturità professionale sono il 43 per cento, nel settore dell’agricoltura e dell’economia forestale il 19 per cento, nell’istruzione e nell’educazione il 16 per cento e nelle libere professioni il 15 per cento. Questi valori collocano i quattro settori menzionati saldamente ai primi posti rispetto agli altri.
Variazione dell’offerta di posti di tirocinio
La maggior parte delle aziende dichiara di aver mantenuto costante l’offerta di posti di tirocinio rispetto all’anno precedente. Le percentuali delle aziende che offrono un numero maggiore o inferiore di posti di tirocinio sono rimaste praticamente invariate.
Le imprese che offrono più posti di tirocinio rispetto al 2021 dichiarano più spesso di farlo per garantire il ricambio generazionale (2018: 36 %, 2019: 36 %, 2020: 41 %, 2021: 40 %, 2022: 51 %). Meno rilevante rispetto agli anni precedenti l’intenzione di dare una prospettiva ai giovani nonostante il coronavirus (2020: 15 %, 2021: 17 %, 2022: 5 %).
Le imprese che offrono meno posti di tirocinio rispetto al 2021 continuano a fornire come motivazione più frequente le fluttuazioni naturali (2018: 53 %, 2019: 46 %, 2020: 45 %, 2021: 33 %, 2022: 41 %). Rimane alta anche la percentuale di aziende che adducono come motivo la situazione economica (2018: 10 %, 2019: 11 %, 2020: 20 %, 2021: 23 %, 2022: 24 %). Al terzo posto troviamo la mancanza di candidati qualificati, in aumento rispetto al 2021 (2018: 19 %, 2019: 19 %, 2020: 20 %, 2021: 14 %, 2022: 24 %).
La percentuale di aziende che dichiara di voler incrementare la propria offerta il prossimo anno continua ad aumentare. Si sta quindi diradando il clima di incertezza che ha regnato finora.
Titoli rilasciati alla fine del tirocinio
Nell’estate 2022 gli apprendisti giunti alla fine del tirocinio ottenendo il relativo titolo erano 60’133. La maggior parte di loro ha svolto il tirocinio presso un’azienda con più di 100 collaboratori (42 %) o presso un’azienda con 10-99 collaboratori (26 %).
Gli apprendisti che hanno ottenuto il titolo si concentrano ancora una volta nei settori del commercio, della sanità e dell’assistenza sociale delle attività manifatturiere.
Da alcuni anni i settori formativi a lungo considerati in ascesa (commercio, settore finanziario e assicurativo, pubblica amministrazione, istruzione ed educazione) hanno smesso di crescere, provocando per la prima volta una stagnazione o addirittura un calo del numero di apprendisti nel 2022. Dall’altra parte, i settori che formano meno apprendisti tendono a rimanere fermi sui valori negativi registrati finora.
Nel 2022 la situazione degli apprendisti che hanno ottenuto il titolo presenta delle novità. Per la prima volta, infatti, la maggior parte di loro è stata assunta in pianta stabile dall’azienda dove ha svolto il tirocinio (2018: 33 %, 2019: 36 %, 2020: 33 %, 2021: 37 %, 2022: 45 %). Le percentuali di persone impiegate temporaneamente o di situazioni «incerte» si sono mantenute stabili. Nel 2022 il numero di giovani che hanno lasciato l’azienda nella quale hanno svolto il tirocinio è diminuito (2018: 48 %, 2019: 44 %, 2020: 48 %, 2021: 43 %, 2022: 37 %).
L’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato è particolarmente accentuato nel settore commerciale, in quello alberghiero e della ristorazione, nell’agricoltura e nell’economia forestale.
Poiché le percentuali si sono evolute in modo piuttosto eterogeneo, non si può parlare di una tendenza intersettoriale.
Per quanto riguarda l’edilizia, i servizi finanziari e assicurativi e le attività manifatturiere le assunzioni a tempo indeterminato si sono mantenute stabili rispetto al 2021.
Un calo rapido e repentino è stato registrato nei settori seguenti: libere professioni, trasporti, altri servizi economici e attività immobiliari.
La maggior parte dei giovani impiegati con un posto fisso lavorano presso aziende di piccole o grandi dimensioni (rispettivamente 40 % e 37 %).
Nota bene:
I valori indicati nello studio sono frutto di stime. I risultati dei campioni sono stati stimati sul totale degli intervistati. Per quanto riguarda i giovani, le stime si basano sui ragazzi che hanno frequentato il decimo anno scolastico nell’anno precedente, secondo la statistica dell’UST sulle persone in formazione.
Nel 2022 si è deciso di non effettuare stime sulle imprese.
Giovani
Gruppo target: cittadini residenti di età compresa tra i 14 e i 16 anni che hanno partecipato al sondaggio di aprile e che hanno terminato la scuola dell’obbligo in estate
Fonti degli indirizzi: base di campionamento (Ufficio federale di statistica)
Metodo del sondaggio: sondaggio scritto (online)
Periodo del sondaggio: 14.07. – 29.08.2022
Totale degli intervistati: N = 1’721
Margine di errore: ± 2.4% in caso di 50/50 e 95% di probabilità
Risorse impiegate: 60.5%
Ponderazione: 1° livello: numero di giovani per Cantone; 2° livello: età e sesso correlati per Cantone
Aziende:
Gruppo target: aziende con almeno 2 collaboratori, che hanno partecipato al sondaggio di aprile
Fonti degli indirizzi: registro delle imprese (Ufficio federale di statistica)
Metodo del sondaggio: sondaggio scritto (online/cartaceo)
Periodo del sondaggio: 18.07. – 05.09.2022
Totale dei partecipanti: N = 3’438
Margine di errore: ± 1.7% in caso di 50/50 e 95% di probabilità
Risorse impiegate: 68%
Ponderazione: 1° livello: numero di aziende per regione linguistica, 2° livello: ripartizione NOGA correlata per regione linguistica
Lukas Golder: politologo e massmediologo
Martina Mousson: politologa
Aaron Venetz: politologo
Consulenza esterna
Prof. Dr. Stefan C. Wolter, professore di economia della formazione presso l’Università di Berna